Claudia Tartigro – VPM15 Worker
Ho sviluppato nel corso del tempo un’antipatia nei confronti dei workshop e degli studenti che puntualmente vi partecipano.
Immagino studenti organizzati, con il quaderno e la penna: sanno precisamente su cosa verterà la lezione di quel giorno, a che ora sarà e da chi sarà tenuta; sanno catalogare i momenti, acquisire informazioni, immagazzinarle scrupolosamente e conservarle. Alla fine torneranno carchi delle loro belle lezioni e di tanti appunti da conservare e utilizzare al momento opportuno.
Quest’anno convinta di essere entrata a far parte degli “studenti professionisti”, mi ero munita anch’io di quaderno e penna per il mio primo giorno a Villa Pennisi.
Qualche appunto ho cominciato a prenderlo, poi però scrivere appunti è diventato sempre più difficile: le lezioni più importanti seguivano il ritmo e i tempi della costruzione e non quelli di un programma stilato giorni prima. Sarò forse io che ho difficoltà ma sfido chiunque: come descrivereste il rumore che fa un avvitatore quando non lo si usa correttamente? Come appuntereste il momento in cui il legno si spezza perché caricato in un nodo?
Ci provi, ma poi ti rendi conto che non puoi prendere appunti perché a fare lezione sei proprio tu: sei tu che quando sbagli diventi un simpatico pretesto per far capire agli altri come fare , sei tu che ripetendo il movimento mostratoti dal tutor finisci per memorizzarlo, sei tu che sperimenti la bellezza della collaborazione nel vedere le tue mani muoversi con le altre, perché coordinate da una voce esperta.
E così continui imparando, fino al momento in cui, bella e vestita di bianco, illuminata da indispensabili punti di luce, è lì che silenziosa aspetta… Silenzioso è anche il pubblico che come te… Aspetta…
In quell’attimo eterno in cui i musicisti prendono posto, guardi quella struttura, così bella e segretamente complessa. Ti stupisci perché la conosci: c’è stato qualcuno in quei giorni che ti ha pazientemente svelato la logica che si nasconde dietro ognuna di quelle viti, la ragione che rende ogni nodo indispensabile. E ti senti parte anche tu della sua segreta bellezza ,quasi sei geloso di quel che hai imparato…
Si dispiega la musica e arriva anche a te che sei in disparte… Arriva veramente a tutti. Ti senti totalmente coinvolto perché, in fondo, Villa Pennisi, più d’ogni altra cosa, t’insegna il rispetto per la musica: la ricchezza delle sue note, la vivacità degli strumenti che la generano, lo studio attento che ci vuole per produrla. Ed è in quel momento che, improvvisamente, non ci resti più di tanto male se coloro che, quest’anno, sono stati lì a raccontarti i segreti di quella struttura saranno, l’anno prossimo, ancora lì, a svelare il suo segreto ad altri 30 ragazzi … E forse, chissà, ci sarò di nuovo anch’io tra quei ragazzi, questa volta però ,senza penna e quaderno.
Claudia Tartigro
photo by Daniele Lancia
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