Nicola Timpanaro – VPM2014 student | Architecture&Design workshop
Un anno fa ho scoperto Villa Pennisi in Musica; ho letto un articolo sull’edizione 2013 ed è iniziata la mia ricerca.
Ho cominciato a capire quanto ad Acireale fosse avvenuto in questi anni e preso la decisione che la volta seguente ci sarei stato. Volendo descrivere, come mi è capitato di fare più volte in questi giorni dietro le richieste di amici e colleghi, cosa accada ad Acireale le prime due settimane di agosto, si scopre un’idea semplice e geniale: a Villa Pennisi si tengono Corsi di alto perfezionamento musicale unitamente ad un workshop di architettura. L’obiettivo del workshop è la costruzione di ReS, una “camera acustica” che ospiterà i concerti del festival e vedrà esibirsi i protagonisti della masterclass musicale.
La forza di un simile progetto è subito evidente se si riflette sulla ragionevole necessità di trovare uno spazio della musica che sia attuale e capace di riattivare un rituale dell’ascolto, specie in un paese in cui l’enorme tradizione operistica ha determinato la costruzione (anche nell’immaginario collettivo) di spazi per la musica che oggi non riescono a reggere la competizione con un casalingo impianto stereo, un lettore mp3 o un’autoradio.
La mia vita da studente, prima pianista poi ingegnere-architetto, è passata fra uno sgabello a cercare le diteggiature più comode e le aule universitarie dove seguire i corsi più svariati e più o meno propedeutici ad una formazione da progettista. Dopo il pallone nel cortile sotto casa, la prima Nikon analogica per i viaggi con gli amici, adesso il computer è diventato il partner fisso e presenza costante per qualsiasi luogo e situazione. Al computer leggo, disegno, ascolto la musica, mi incontro con gli amici sparpagliati in giro per il mondo, qualche volta ordino persino da mangiare. L’anno scorso, nell’ambito di un laboratorio di progettazione, e chiaramente sempre grazie al computer, ho racimolato tutto il materiale possibile sul legno, l’ho studiato e con qualche collega abbiamo progettato delle residenze in legno, con dettagli dei nodi, abaco dei pannelli, calcoli per il dimensionamento..
In questa ed in tutte le altre esperienze di studio ho chiaramente imparato moltissimo, ma, ed è il punto su cui mi voglio soffermare quando gli amici mi chiedono di raccontare Villa Pennisi in Musica, c’è qualcosa che non si può leggere sui libri, vedere da un immagine o un filmato.
La grandezza di queste due settimane sta nell’aver trascorso 8 giorni a conoscere il legno, passando la mano su un taglio appena eseguito o ascoltando la struttura che si assesta sotto il peso dei pannelli da 20 kg/mq. La grandezza sta nelle conversazioni con Sergio e nell’osservare l’azione di 40 persone in un cortile che inseguono, a pensarci bene quasi inspiegabilmente, un obiettivo comune (a tutti!). La grandezza sta in quel silenzio inviolabile prima del segnale (TOOOOUUUUUUUuuuuuuuuuuuuiiip!) sparato in tutte le direzioni dal dodecaedro e nell’euforia di Sero alla lettura delle misurazioni con la Shell ultimata. Sono stato seduto su un arcareccio a montare gli ultimi controventi mentre dal giardino di Villa Pennisi arrivavano il doppio di Bach, il concerto di Tchaikovsky e le prove del Flashmob dei percussionisti. Mi sono chiesto, mentre provavo scioccamente a prendere appunti, quanti libri, immagini o visite ad esposizioni sul design servono per pareggiare una singola ora passata ad ascoltare Enrico Baleri? Durante la conversazione con Antonio Pappano siamo stati presi tutti insieme da una sola persona e portati per un rapido viaggio dentro il suono; è successo – e questa è cronaca – che il Maestro Pappano ha suonato un violino senza avere in mano il violino. Se eri lì sai di cosa sto parlando, sennò..
Alla fine di queste due settimane si leggerà che anche quest’anno ReS ha funzionato benissimo, anche meglio delle volte precedenti. Il suono è arrivato nitidamente fino agli ultimi posti ed i musicisti hanno goduto del migliore comfort acustico immaginabile grazie ad una struttura che ha “suonato” con loro. Si è già visto lo streaming che ha mostrato l’enorme successo di pubblico che ogni sera sperava di non dover lasciare il proprio posto. Ma la mia impressione, che avevo ad ogni concerto, è che non è possibile per nessuno descrivere quei momenti, bisognava esserci, partecipare al rito collettivo che è la musica dal vivo!